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Maurizio Crovato

Armenia e Venezia: un gemellaggio lungo mille anni

C’è una isoletta della laguna, nel Bacino di San Marco, di appena due ettari. Si chiama San Lazzaro degli Armeni è un piccolo appezzamento per un grande significato simbolico e culturale planetario. Sono conservati 170 mila antichi volumi e 4.500 manoscritti.

Isola degli ArmeniLa più grande collezione al mondo della cultura armena fuori dalla loro patria. Rappresenta esattamente da tre secoli la grande patria armena. La diaspora di un popolo errante nel mondo. Nel 1717 la Serenissima accolse i monaci profughi fuggiti dalle persecuzioni turche e concesse all’abate Mechitar di Sebaste l’isola lagunare. Ricordiamo ancora che tra il genocidio turco (1915) e la rivoluzione sovietica (1920) venne distrutto e bruciato  il 60%  del patrimonio artistico e culturale armeno. Ora ci sono 3 milioni di armeni in patria e ben 9 milioni sparsi sulla terra, dagli Stati Uniti alla Russia, ma il legame tra Venezia e l’Armenia è millenario. I mercanti partiti dalle pendici dell’Ararat, il monte di Noè, erano presenti in città fin dal Medioevo, come attestano gli antichi toponimi. Ruga Giuffa, non lontano da San Marco, era il quartiere dei mercanti armeni provenienti dalla città di Julfa, ora in Iran, prospero centro sulla Via della Seta. Sottoportego degli Armeni, sempre a San Marco, nasconde la piccola chiesa di Santa Croce e il minuscolo campanile del XIII secolo, un luogo misterioso e arcano che sembra uscito dai fumetti di Corto Maltese di Hugo Pratt. Qui si raccoglievano i mercanti per ascoltare la messa con la liturgia armena, di molto anteriore al rito latino romano. E se vogliamo essere pignoli e cadere nelle curiosità con il termine “armelin” i veneziani chiamano le albicocche, frutto onnipresente in Armenia. Scomodiamo anche Marco Polo che per la “grande Erminia” dedica alcune pagine del Milione. Armenia 5Fu ospite ad Artashat, una delle città sulla via della seta, dove esiste ancora, perfettamente conservato, un caravanserraglio dove la famiglia Polo trovò alloggio e ospitalità per merci e bestie. Sempre nel Milione per la prima volta si parla nel mondo occidentale del petrolio, che da quelle parti affiorava in superficie e serviva come medicinale e combustibile. Continuiamo? Il primo libro a stampa arrivato in Oriente, partí da Venezia, con caratteri armeni e si trova ora a Yerevan. Primo incunabolo e libro a stampa fuori dal continente europeo. Il contenuto del libro? Le preghiere e gli scongiuri che un mercante armeno deve recitare se costretto a partire di venerdì…..Gli armeni, piccolo popolo circondato da paesi musulmani, con i secoli si son fatti furbi, tanto che a Venezia circola ancora il detto: per fare un armeno ci vogliono sette ebrei….Se fate questa modesta battuta ad un armeno, sapete come vi risponderà? Quando il popolo ebraico non esisteva noi eravamo già mercanti! Una chicca da raccontare è quella del 1805, quando a Venezia tornano i francesi e Napoleone vuole distruggere chiese e conventi. Cosa fanno gli armeni a San Lazzaro per difendersi dalle furie giacobine? Issano in isola la bandiera turca, la mezzaluna islamica. Siamo isola extraterritoriale della Porta Celeste, sostengono beffardi. Napoleone ci crede, non vuole rogne con l’Impero ottomano e il convento mechitarista si salva.

Armenia 13A riprova della loro antichissima civiltà l’osservatorio astronomico di Karahundj, una specie di Stonehenge armeno, ha appena 6.000 anni di storia. Con queste premesse veneziane é nato un curioso viaggio in Armenia dell’Associazione Settemari, i cui soci di solito si dedicano alla scoperta della laguna in barca a remi, alla produzione di libri e mostre, e a mantenere le tradizioni veneziane. Ogni anno i soci vengono generosamente ospitati per una festa campestre dai frati dell’isola di San Lazzaro degli Armeni. “Quest’anno per noi é tutto particolare – ha esordito incautamente,  la presidente dell’Associazione, Luisa Vianello – la nostra fondazione é del 1977″. “Anche per noi è un anno tutto particolare – ha risposto l’abate dell’isola, padre Elia – esattamente da 300 anni siamo ospiti in quest’isola. Per tale ragione vi invitiamo a vedere dopo la nostra patria spirituale, anche quella vera, incastrata tra il Caucaso e l’Anatolia, il nostro altopiano”. L’umorismo armeno, popolo occidentale in continente asiatico, é corrosivo, e le promesse si mantengono.
Un viaggio in Armenia è una esperienza indimenticabile. Monasteri magici ai confini dell’Ararat (ora in territorio turco), testimonianze ellenistiche e persiane, siti archeologici protetti dall’Unesco, incastrati in gole naturali e impervie.
Si può ammirare la più antica cantina del mondo (la vite viene da lì, come la prima vinificazione).

Al museo di Yerevan é conservata una scarpa in cuoio trovata incastrata in un tino di rovere. Si è conservata intatta grazie al tannino e all’alcol. Il gruppo veneziano è stato fortunato, la guida Vahe Lazarjan, parlava anche il dialetto dei dogi. Ha frequentato il collegio armeno di Venezia, dove poi ha vissuto per 13 anni. Vahe, é un presbitero, un prete sposato. La chiesa cattolica armena infatti lo permette, così come é possibile per una donna diventare diaconessa. Solo un ultimo inciso.
L’Armenia fu il primo paese al mondo dove il cristianesimo divenne religione di stato. Correva l’anno 301. Hanno sempre anticipato i tempi.

Maurizio Crovato

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