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Scoprire Venezia

Arsenale … finalmente !

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 \r\n\r\nCittà strana, sembra un sogno di fata Morgana. Parafrasando il poeta Diego Valeri che di Venezia aveva capito tutto, cosa dire di 318.240 metri quadrati di centro storico e 90 ettari di darsene?\r\n\r\n\r\n\r\nNulla se non una storia incantata di abbandono e di decadenza, una storia veneziana. Eppure bisogna aspettare il grande evento della Coppa America previsto per dieci giorni a partire dal prossimo 11 maggio per dare all’Arsenale di Venezia quel riutilizzo e quella dimensione internazionale che aspetta da decenni. Pensate: Venezia era l’unica città medievale “in acquis fundata” che non aveva bisogno delle mura di cinta per proteggersi dal nemico. Tanto c’era l’acqua a difenderla da barbari e invasori. Eppure Fata Morgana creò una città nella città con mura interne merlate. Come un castello incantato. L’Arsenale di Venezia è una storia millenaria, la fabbrica di stato della Serenissima. La leggenda del lavoro marittimo parlava di una galera costruita al giorno nei momenti di emergenza. Una organizzazione del lavoro a catena di montaggio quattro secoli prima della rivoluzione industriale. Arsenale è come il termine carnevale o ghetto. Parole nate a Venezia e che appartengono alle lingue di tutto il mondo. I 318.240 metri quadrati sono la cabala dei numeri di superficie dell’Arsenale, circa un decimo dell’intera città. I 90 ettari sono quelli delle due darsene la grande e la piccola dove ormeggeranno i catamarani dell’America’s cup. Mostri veloci spinti dal vento. Tecnologie d’avanguardia avviate dal motore più antico ed ecologico. Una occasione unica: per Venezia di essere al centro mondiale di un avvenimento sportivo, per l’Arsenale di un recupero miracoloso. Da poco è stato restaurato il “tezone” 105, sarà il centro della comunicazione. Gli sponsor sono il Consorzio Venezia Nuova e la società Thetis, ovvero il lavoro e la ricerca tornati nei luoghi santi della Serenissima. Era il 1972 esattamente 40 anni fa, quando con i Piani particolareggiati di Castello Est, la città si chiedeva cosa fare di questa ingombrante e trascurata parte di Venezia. Il demanio militare concedeva poche chances. Aveva da poco declassato il comando marittimo trasferendo ad Ancona l’ammiragliato per la difesa dell’alto Adriatico. Gli arsenalotti, i mitici operai del luogo, a poco a poco, avevano lasciato le vecchie mura per Porto Marghera. Erano ancora diverse migliaia alla fine della seconda guerra mondiale e le sirene interrompevano i silenzi, scandendo con un rumore lacerante, le soste di lavoro a Castello. Il sestiere di Venezia più popolare e popoloso era destinato alla decadenza e alla emarginazione. Un architetto veneziano Romano Chirivi, si chiedeva in un piccolo libro denuncia, di restituire l’Arsenale alla città. È stato ascoltato quasi mezzo secolo dopo. Un ruolo importante ebbe la Biennale che ripropose il suo utilizzo in funzione culturale. Ora l’antico Arzanà descritto perfino da Dante nella Divina Commedia, perchè impressionato dai fumi della pece e dal faticoso lavoro, torna ad essere uno spazio vitale e ludico. Le cronache dicono che il poeta fiorentino fece visita nel 1312, esattamente sette secoli fa. Magie dei numeri di Fata Morgana. La Coppa America farà arrivare gente da ogni parte del mondo, si faranno feste, ci saranno stand gastronomici. I campi di regata al largo del Lido e in Bacino San Marco se supportati da dirette televisive all’altezza della manifestazione offriranno l’occasione per una vetrina planetaria. E adesso ci sbilanciamo un po’. Pensate a Venezia come ad una barca con troppo peso a poppa o a prua. Era sbilanciata verso la poppa di piazzale Roma. Con il ritorno in vita del vecchio Arsenale a prua, la “barca” Venezia si rimette in asse. Fata Morgana ringrazia.\r\n\r\n \r\n

di Maurizio Crovato

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