Prodotto ancora oggi con metodi tradizionali, questo formaggio nasce dalla lavorazione del latte ovino intero di pecore autoctone siciliane con l’aggiunta di caglio d’agnello o capretto e zafferano, da cui il tipico colore. La cagliata arricchita di pepe nero in grani viene poi posta in canestri di giunco e inizia così il processo di asciugatura e di salatura. La stagionatura minima è di 60 giorni, il periodo di stagionatura condiziona lo spessore della crosta e la durezza della pasta che può essere tenera o semi-tenera. Si presenta al palato con un leggero sentore floreale e speziato, con gusto dolce e piccante a seconda della stagionatura. Ottimo come formaggio da tavola, si presta anche ad un utilizzo come fine pasto, nelle zone di produzione spesso sostituisce il pecorino nella preparazione di piatti tipici.
La valorizzazione di questo prodotto di nicchia ha contribuito al reinserimento della coltura dello zafferano sia in provincia di Enna che nel resto dell’Isola, offrendo alle aziende produttrici possibilità di alto reddito. Lo zafferano, infatti, chiamato oro rosso per il prezzo particolarmente elevato, viene venduto in Sicilia al prezzo di 15-20 euro al grammo. La diffusione di questo formaggio potrebbe insomma avviare un processo sinergico con altri settori dell’economia siciliana, non ultimo quello del turismo enogastronomico.
Un viaggio sensoriale alla scoperta del Piacentino potrebbe essere l’occasione per ammirare le bellezze artistiche e paesaggistiche della provincia di Enna di cui Piazza Armerina con i suoi mosaici costituisce il sito più conosciuto.
di Debora Verde
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