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Curiosità

Michele, Gulliver e la Polinesia

michele

  Navigando nella rete in cerca di qualche spunto mi sono imbattuto per caso in una bella storia; quella di un veliero chiamato Gulliver.

Appena la foto del Gulliver mi e’ apparsa davanti, quasi inconsciamente, mi sono ricordato di una frase che ho letto da qualche parte secondo cui, quando si e’ incerti, il modo migliore  per  schiarirsi le idee e’ sdraiarsi in una bara e chiudere gli occhi. Certo questa posizione, seppur un poco macabra, offre un radicale cambio di prospettiva, mettendoci di fornte alla realizzazione  di avere una sola ed unica chance, che una volta passato il tempo spenderemo il nostro ultimo lunghissimo secondo per maledire tutte le volte che abbiamo lasciato il colpo, evitando di vivere a causa della paura di perdere cio’ che avevamo.  La storia di Michele e’ proprio cosi’, e’ il coraggio di di fare cio’ che ci permetta di goderci quell’ultimo lunghissimo secondo in cui dobbiamo fare i  conti con noi stessi. Parlando con lui e’ palese come la scelta di un viaggio che ti cambi la vita pero’ non sia una fuga, perche’ non si scappa da cio’ che si e’; infatti quando si riferisce a chi era prima di partire non ne parla come qualcosa da cancellare, la chiama “L’altra vita”, non in contrapposizione con la sua vita attuale, ma come un sentiero che lo ha portato passo dopo passo fino ad oggi

Una gratificante carriera nell’editoria e le solide certezze di chi ha passato una vita costruendo tassello dopo tassello  un percorso  che lo portasse a farsi un nome. Quando pero’ la soddisfazione di cio’ che si e’ fatto soccombe di fronte alla voglia di ricominciare, di ricostruire e riscoprire la dolce paura dell’ignoto che accompagna il seguire se stessi, ecco che Michele abbandona tutto e parte lasciandosi guidare dal vento. Questa e’ una storia che ha i biondi raggi del sole  riflessi su una vela, quella che ha portato Michele attorno al mondo fino ad iniziare una nuova vita in Polinesia, dove organizza crociere a bordo del Gulliver.
 
Potete trovare tutte le informazioni riguardanti i viaggi che organizza su www.destinazionepolinesia.it in cui un’ampia sezione dedicata al diario di bordo presenta racconti in cui la magnificenza dell’esperienza e’ descritta con grande vigore dagli ospiti stessi che si susseguono sul Gulliver.
 
1.Polinesia, sole, mare ed uno stile di vita che sembra essere uscito dalle pagine di un romanzo, nel tuo caso si tratta invece di vita vera, vissuta. Cosa ti ha fatto decidere per un tale radicale cambiamento? Si e’ trattato di una decisione viscerale e impulsiva o lenta e lungamente ponderata? 
 
Il cambiamento è di per se una cosa positiva e del quale non bisognerebbe mai aver paura. Nell’altra vita è stato sempre presente, quasi una risorsa per uscire dalla monotonia del già conosciuto ed approfondito legandoti ad una consuetudine che piano piano ti opprime e non ti fa più gioire.
Giusto per dare un esempio: nel lavoro ho sempre messo in piedi qualcosa e poi, una volta che il tutto funzionava, non avendo più stimoli lasciavo ad altri la gestione del quotidiano.
A 45 anni ho sentito il bisogno di metter mano al progetto della mia vita e pensare a volermi più bene realizzando qualche sogno che da un po’ forzava il cassetto e voleva uscirne a tutti i costi.
Non bisogna pensarci troppo su; questo non significa essere impulsivi e decidere senza ponderare. Bisogna solo pianificare l’indispensabile lasciando al viaggio il compito di trasformare e guidare la decisone.
Non mi piacciono le cose a metà quindi, ho venduto tutto: Casa, auto, garage, mobili e quant’altro e poi sono partito. Un’altra vita con altri ritmi, tante incognite e tante sfide ma tanta forza dentro. Con il senno di poi mi dico che ci voleva più coraggio a restare che a partire. 
 
2.Quando si intraprende un tale cambiamento di rotta ci si ritrova ad esperire una quotidianita’ che non ci appartiene. Come in tutte le cose però le novità portano una ventata di freschezza che diviene a sua volta routine; e’ successa anche a te la stessa cosa o riesci ancora ad emozionarti per ciò che ti circonda?
 
Guai a farsi prendere dalla routine, questa è l’anticamera della noia e della mancanza di entusiasmo. Un cambiamento deve esserlo in tutti sensi, non solo cambiare Paese, luoghi da vedere e conoscere o quant’altro; Il cambiamento deve partire da dentro e se si è disponibili ed aperti è il viaggio stesso che ti delinea la strada che cambia il tuo modo di vedere le cose. Quindi anche quella che apparentemente può sembrare routine ha in se sempre qualcosa di nuovo. Un tramonto è pur sempre un tramonto ma non tutti i tramonti sono uguali…. In ognuno puoi trovare qualcosa di diverso, qualcosa che mancava a quello precedente e se è molto simile puoi sempre provare  a cercare le similitudini….. Questo è solo un esempio per dire che se vuoi puoi trovare sempre qualcosa di diverso in ciò che vivi ma lo devi “vivere”, non subire .
  
3.Vivendo in tale simbiosi con il mare a molti viene subito da pensare che sia una vita in balia delle onde, senza una solida base, e’ effettivamente questo il tuo stile di vita? lasci che le cose seguano il loro percorso o le dirigi verso la direzione che vuoi tu? 
 
C’è un vecchio adagio marinaro che recita : “ tu non puoi dirigere il vento, ma puoi mettere a segno le tue vele per condurre la tua barca alla meta prefissata” . In realtà questa è una lezione di vita, anche in quella “ terragnola”. Le cose succedono e non puoi farci molto, molti eventi non dipendono dalla tua volontà. E’ un pò come con il vento:  spira da dove vuole e non puoi modificarne la provenienza. Il bravo marinaio lo sa riconoscere e adegua le vele in funzione di quel vento mettendo la barra nella giusta direzione.
Certo gli eventi possono essere impetuosi, un po’ come il vento; ci possono essere momenti critici, quasi burrascosi, un po’ come il vento…  ma non bisogna perdersi d’animo, bisogna avere sempre il timone ben saldo tra le mani e non importa quanto tempo ci metterai né se la tua barca andrà veloce o lenta: l’importante è la meta, l’importante è adeguare le tue vele al vento che hai, l’importante è essere il capitano di se stessi. Sempre. 
 
4.Quando si parla di cambiare vita tutti sembrano avere bene in mente un ideale di vita perfetta ma in così pochi iniziano un percorso che faccia cambiare le cose, perchè’ secondo te è così difficile seguire i propri sogni e lasciarsi alle spalle una vita che sembra non riuscire mai a soddisfarci? 
 
In parte l’ho già detto, rispondendo alle precedenti domande. Il cambiamento fa paura ai più e poi diciamolo con franchezza: spesso sentiamo più per scaricare tensioni che per intraprendere una scelta. Innumerevoli volte ho letto mail di persone che volevano cambiare vita e mi chiedevano aiuto, consigli, e innumerevoli volte ho dato loro nel tempo delle opportunità per cambiare e misurarsi con il nuovo. Ad oggi solo due persone hanno scelto per il cambiamento ed una sola ha effettivamente cambiato vita. Bisogna essere convinti della scelta e innanzitutto bisogna farla con serenità e non sotto pressione. Se lo si vuole veramente non si aspetta di essere stressati o sotto pressione psicologica o di situazioni personali. Una scelta fatta in queste condizioni ha il 70% di non riuscita perché in realtà è una fuga. Io ho scelto di cambiare quando ero all’apice della mia carriera lavorativa e la mia situazione economica era sufficientemente florida: non bisogna fuggire da qualcosa o da qualcuno ma si deve partire convinti della scelta e, come prima dicevo, le scelte vanno fatte senza lasciare scappatoie, ossia non bisogna farle a metà!!
 
5.Uscendo dall’Italia sembra palese come persone di altri paesi siano piu’ portate al cambiamento, e’ spesso tangibile un dinamismo che spinge a sperimentare ed evolversi. Nello stivale invece sembra che si sia destinati a nascere, vivere e morire nello stesso luogo, svolgendo lo stesso lavoro per una vita intera; perche’ secondo te viviamo in questo apparente stato di torpore?
 
Da una parte ci sono ragioni storiche profonde, dall’altra viviamo in un paese giudicato tra i migliori per vivere. Clima, cucina, storia, tradizioni, mare. Dall’altra scontiamo un positivo retaggio famigliare. In Italia la famiglia a differenza di altri paesi è un valore importante ed imprescindibile e a volte  spinge al conservatorismo, all’immobilismo, allo status quo. In paesi come quelli del nord Europa, a 18 anni è normale andare via da casa e rendersi autonomi, non importa se si ha già un lavoro o no; la famiglia dà una piccola dotazione economica per i primissimi tempi ma poi ti devi arrangiare da solo. Immagini la stessa cosa in Italia? Negli States dove il valore famiglia è meno presente è del tutto evidente che non si hanno legami forti e quindi si va dove ci sono più chance di vivere e di lavorare. Lentamente anche in Italia si avverte il cambiamento in questo senso ma di pari passo se si osserva bene, cambia anche il valore attribuito alla famiglia e lo sfaldamento di quei legami che erano stati il fondamento di unione famigliare. Questa è una mia valutazione, seppure questo discorso ha una miriade di sfaccettature ed interpretazioni . 
 
6.La stabilita’ di un lavoro economicamente gratificante o l’incertezza di un futuro ignoto? spesso si ha la convinzione che senza soldi non si possa andare da nessuna parte, che la prerogativa di reinventarsi sia una possibilita’ aperta solo ai benestanti, cosa ne pensi tu al riguardo?
 
Le recenti crisi economiche che hanno colpito i paesi industrializzati come l’Italia hanno  in parte modificato il  concetto di stabilità del lavoro. Le normative stanno cambiando ed i lavori a progetto od a termine prolificano dappertutto. Il mio osservatorio è distante e non sufficientemente addentro alla realtà di tutti i giorni ma mi sembra di capire che questo cambiamento è già in atto da tempo. Abbiamo ancora il lavoro statale ed equiparati che per il momento danno una garanzia più ampia come stabilità di lavoro ma penso sia tempo che tutti dobbiamo pensare al lavoro in termini diversi.
Ma per rispondere più puntualmente alla tua domanda posso dire questo. 
Il reinventarsi non è una prerogativa dei benestanti, è possibile anche senza essere dei benestanti ma un po’ di denaro ci vuole. Si fa più fatica certamente, bisogna essere caparbi e convinti del nuovo progetto senza arrendersi alle prime difficoltà. Con più denaro ci possiamo permettere più margini di scelte ed insuccessi senza mettere tutto a repentaglio ma non per questo un progetto condotto con più denaro ha più margini di riuscita di uno con meno disponibilità finanziaria. Ancora una volta è primordiale credere nelle proprie scelte.
 
7.Cosa hanno pensato i tuoi cari, amici e famiglia della tua decisione di partire? 
 
La stragrande maggioranza non ha condiviso e capito la scelta ed in particolare non ha capito come mai la facessi in quella situazione dove, per dirla con le parole di qualcuno  Vista dal di fuori, senza la necessaria sedimentazione progettuale, non è facile accettarla e condividerla perché i valori che si attribuiscono in quel momento alle cose sono essenzialmente diversi.
 
8. Al di la’ dei luoghi comuni a cui siamo abituati, com’e’ realmente vivere in Polinesia? Cosa si cela oltre quegli stupendi paesaggi da cartolina?   
 
Un popolo semplice e genuino che sta modificando velocemente la scala dei valori, quasi il processo inverso che ho fatto io. I polinesiani sono a contatto stretto con l’occidente da solamente un secolo o poco più ed in questi anni sono passati dall’età della pietra all’era post informatica. Qualche piccolo danno c’è stato ed in particolare i giovani difficilmente riescono a trovare una loro precisa identità e collocazione nella società; ed in particolare i maschi.
L’alimentazione è cambiata radicalmente e con l’introduzione di zuccheri e carboidrati il diabete e le malattie da sovrappeso sono diventate un problema sociale. La corruzione politica destina poco denaro alle infrastrutture ed alla crescita del paese, nonostante il fiume di denaro che arriva dalla Francia. 
Quasi problematiche occidentali se non fosse che il polinesiano nonostante tutto riesce ancora a vivere bene il presente non facendo troppo affidamento sul futuro e quindi vivendo serenamente il quotidiano. Questa la sua grande forza. 
Bisognerebbe che gli occidentali facessero del turismo un po’ più responsabile, privilegiando le piccole strutture turistiche, le sole che contribuiscono realmente alla crescita del paese e della sua economia. I paesaggi, la natura e tutto ciò che circonda questo popolo è certamente “magia”. 
 
9.Cosa significa secondo te essere felici?
 
Domanda difficile con risposta spero non scontata. 
La felicità a mio avviso non è uno stato di grazia ma piuttosto una serie di accadimenti felici, momenti in cui ti senti bene con te stesso e chi ti è vicino o semplicemente non aggiungeresti altro a quanto stai vivendo. Felicità è approfittare e gioire delle piccole cose  senza dare mai niente per scontato. Felicità è cercare di avere gli occhi disincantati di un bambino ed osservare con stupore ciò che si muove intorno a te.
 
Per Info : Michele Salvatore michele.gulliver@gmail.com
 
 
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