Un uomo da niente di Jim Thompson (Einaudi)
– Clifton Brown è un giornalista che sa il fatto suo, e che tutti i colleghi rispettano e ammirano.
Clifton Brown è un bell’uomo, e ci sa fare con le donne. Ha un’ex moglie ancora innamorata di lui e una bella vedova che gli gira intorno e che farebbe di tutto per renderlo felice. Ma a Clifton Brown manca qualcosa.
Come il Jake Barnes di “Fiesta”, il capolavoro di Ernest Hemingway, un trauma l’ha privato della virilità e lo ha costretto a una deriva nell’alcol, pur di ottundere il dolore e la disperazione. Come spesso accade ai grandi folli di Thompson, il passo dalla depressione alla rabbia e all’omicidio è troppo breve perché la vita di Clifton non rischi di prendere una strada dalla quale non esiste ritorno. Un uomo da niente (Einaudi, traduzione di Luca Briasco) è un noir raffinato degli anni ’50 di uno scrittore davvero grande, Jim Thompson.
Nel ’77, mentre moriva a Hollywood, povero e alcolizzato, tutti i suoi libri fuori stampa, disse alla moglie: «Abbi pazienza. Dieci anni dopo che sarò morto diventerò famoso».
E così fu. Molti dei suoi romanzi sono diventati film di successo (L’assassino che è in me, Getaway, Colpo di spugna) e Thompson è considerato un maestro.
Raccontare la storia di Un uomo da niente non si può, perché è un romanzo fondato sulla sorpresa. Il narratore stesso, Clinton Brown, un giornalista alcolizzato di Pacific City, reso impotente da una ferita di guerra, non sa cosa sta raccontando fino alla fine.
Il suo continuo borbottare, fra un whiskey e l’altro, delitto dopo delitto, tende a sviare il lettore. In realtà, dietro c’è un’architettura perfetta, degna di Agatha Christie. E sotto c’è una complessa visione del mondo, come in Simenon.-
Guarda l’uccellino di Kurt Vonnegut (Feltrinelli)
Guarda l’uccellino è una raccolta di quattordici racconti inediti, scritti quando Vonnegut era all’inizio di una carriera che lo avrebbe fatto diventare uno dei più popolari autori americani.
Quattordici racconti che rispettano la sua regola numero uno (“Non sprecare il tempo del lettore”) e spaziano dal romantico al drammatico, dal giallo alla fantascienza.
Confido è la storia di un tecnico di apparecchi acustici che inventa una macchinetta che ti capisce e alla quale puoi confidare i tuoi pensieri. Ma l’ordigno in realtà tira fuori il peggio che hai dentro, perché felicità è sentirsi superiori agli altri e malignare e sparlare di loro.
Stesso schema per Gridalo dai tetti, dove una casalinga qualunque moglie di un insegnante qualunque scrive un bestseller che la arricchisce ma le inimica i vicini e le rovina la vita.
Mentre Fubar è la condizione umana dell’addetto alle pr di una grossa società, dimenticato in un angolo di uno scantinato e lasciato là a intristire fino all’arrivo di nuova dattilografa-segretaria piena di una quasi incomprensibile gioia di vivere.
E ancora: il protagonista di Guarda l’uccellino è una specie di “consulente per omicidi,” mezzo ciarlatano e mezzo matto, che ricatta i possibili clienti minacciando di sguinzagliare su di loro una banda di paranoici. Una canzone per Selma è una parodia sul quoziente di intelligenza. Mentre in The Nice Little People si scopre che un tagliacarte è una piccolissima astronave con sei microscopici passeggeri.
– Kurt Vonnegut jr. aveva la capacità di radunare identikit particolarissimi, stranissimi nelle loro vite in apparenza del tutto prive di senso. In questi racconti scritti nella fase iniziale della sua carriera, un po’ come Carver, riuscì a condensare in poche pagine mondi interi, vite passate, presenti e future con la sola forza di poche descrizioni e giuste parole al posto giusto.
Altrettanto stranamente ci sono scene ricorrenti, come sale da ballo fatiscenti in vecchie ville ristrutturate, come ricorrenti sono i profili dei perdenti che qui rincorrono qualche cosa, afferrandolo e poi facendoselo nuovamente scappare.
Questa raccolta di racconti non ha nulla da invidiare ai romanzi completi.
Anzi, sottolinea la bravura di uno scrittore che ci manca per il suo piglio cinico e strabico, come solo pochi possiedono e soprattutto sfruttano. Ogni racconto è un compendio di vittorie e sconfitte, come quando si succhia il cucchiaino pieno di gelato, arrivando poi al gusto metallico e deludente della postata. È l’America che parla al mondo col suo linguaggio contorto, diretto, spudorato e meravigliosamente grottesco. –
Maschio bianco etero di John Niven
«La volete sapere una cosa? Ogni volta che sganci un reggiseno e senti quel paio di tette sconosciute che ti cascano tiepide addosso, ti senti immortale. È come scrivere un libro. È come dare un bacio in fronte al padreterno, cazzo».
– Kennedy Marr è un donnaiolo, un egocentrico, un narciso. Un uomo baciato dal successo, uno di quei bastardi a cui la vita ha servito le carte migliori.
E ha scoperto che Hollywood è un posto formidabile per praticare gli eccessi.
Nulla al mondo lo convincerebbe a lasciare la California per tornare nello sprofondo inglese.
Ma non ha fatto i conti con l’Agenzia delle entrate. Così, quando inopinatamente viene insignito di un prestigioso – e ricco – premio letterario è costretto ad accettare. Anche se ciò significa passare un anno in un college inglese a insegnare scrittura creativa a dei pivelli senza talento.
E soprattutto ritrovarsi faccia a faccia coi fantasmi del passato.
«E vabbè. Forse aveva dato la precedenza ad altre cose. Ad esempio aveva preferito scolare champagne e cocktail con gente sconosciuta nei ristoranti trendy e nei club esclusivi a infilare la testa nella camera di Robin quando aveva otto anni e controllare la sagoma spaparanzata che dormiva, il petto che saliva e scendeva dolcemente alla luce fioca della lampada sul comodino. Aveva preferito sdraiare una varietà di ventenni o giú di lí parecchio flessibili in posizioni parecchio intricate in casa, in macchina, nel bagno di un locale a… a qualsiasi altra cosa. A far volare l’aquilone. A fare un picnic. A preparare le frittelle. A guardare un dvd tutti insieme sul divano in un pomeriggio di pioggia. Sí, priorità. Di tanto in tanto accadeva che l’idiozia delle sue scelte lo colpisse con la forza annichilente di una mazza da baseball».
Margherita Ruglioni
“Suggestioni letterarie e non solo… ” Un titolo per il dopocena? Una poesia che ti graffia l’anima? Una lettura leggera, un saggio, un fumetto. Le frasi di un altro, che ti appartengono come fossero state dettate dal tuo pensiero. Leggere è viaggiare, è incontrare, è non essere mai solo. Leggere è vita. Nella rubrica ti darò solo qualche suggerimento… sta a te poi scegliere e scoprire gli intrecci.
Chi sono?
Tosco-Veneta, lavoro nella casa dei libri. Abito in una casa stropicciata, tra carte, parole e colori.
Creativa e spontanea, organizzo eventi culturali in biblioteca a Mestre, sono anche pubblicista e mi occupo di comunicazione. Leggo, scrivo, viaggio, amo. Adoro il buon cibo, il mare, la luce.
Quando posso sorrido. Penso, sì, penso molto!
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