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25 Aprile: Festa del Bòcolo con … “Risi e Bisi” del Doge

Foto di Passeggiate a Venezia

Io vivo con un veneziano, e non poteva essere diverso visto che amo Venezia da quando sono nata.

Ed è per questo che, per me, il 25 Aprile è un giorno speciale. In Italia è la festa della liberazione, la fine della seconda guerra mondiale. Ma per i veneziani è molto di più: è la Festa di San Marco il patrono della Serenissima. C’è un legame speciale tra il Santo e la Repubblica, che nasce con la nascita di Venezia e che ancora oggi è intenso e indissolubile.
Quando ci alziamo, il 25 Aprile, io e mia figlia aspettiamo con ansia il nostro “bòcolo”. Ci comportiamo come sempre per tutta la giornata, facendo finta di non sapere che giorno è, ma nello stesso tempo siamo vigili e attente, nell’attesa che Paolo, il nostro amato, torni a casa. E quando finalmente compare alla porta con in mano due rose rosse, Matilde corre incontro al suo papà per abbracciarlo. Il nostro cuore esulta e si acquieta perché abbiamo la certezza che il nostro amore è ricambiato e siamo nel cuore del nostro veneziano.
Non è mai successo in tutti questi anni che Paolo si sia dimenticato del “bòcolo” e credo che se capitasse … lo porterei dal medico perché arriverei a pensare che non stia bene.
La tradizionale festa del “bòcolo” del 25 aprile deriva da un’antica leggenda che risale al IX secolo che vede i veneziani di ogni età regalare alla loro amata un bocciolo di rosa rossa come pegno del loro amore, usanza che nei secoli, secondo me, ha messo radici nel loro DNA.
E’ bellissimo in questo giorno girare per la città di Venezia perché si possono riconoscere subito i veneziani che camminano di fretta verso casa con un quotidiano in mano, che distoglie malamente l’attenzione da una rosa rossa, “bòcolo”, a stelo lungo appena acquistata.
La leggenda tratta della figlia del Doge Orso I Partecipazio, Vulcana, che un triste giorno, il 25 aprile appunto, ricevette per mano del prode cavaliere Orlando, una rosa bianca, macchiata di rosso dal sangue del suo amato Tancredi, caduto in battaglia.
Una storia tanto romantica quanto triste ma ancora così viva tra i veri veneziani che rappresenta un autentico momento per gli innamorati, e il semplice bocciolo di rosa rossa diventa vero e autentico simbolo di bene, di rispetto e d’amore.
Così il 25 aprile sulla tavola di casa nostra non può mancare la pietanza che corolla la tradizione della Serenissima: i Risi e Bisi.
Si tratta del “magnar da doxe”. E’ la prelibatezza primaverile che il doge onorava il giorno della festa di San Marco.
Era consuetudine infatti festeggiare il patrono della Serenissima, San Marco, con un grande banchetto in una delle sale degli appartamenti del doge di Palazzo Ducale adibita per l’occasione, alla presenza dei ministri della Repubblica, assaporando questa pietanza prelibata che in italiano traduciamo come “risotto con i piselli”.

Il poeta Antonio Lamberti nelle sue “Memorie” narra: “Tutti i conviti del Doge erano serviti con la maggior squisitezza e per la maestria dei cuochi e per la squisitezza delle vivande… Pel giorno di San Marco procuravano i piselli a Genova non trovandosene negli orti dell’Estuario
In questo periodo infatti la richiesta di questo squisito ortaggio era così abbondante che l’isola di sant’Erasmo non riusciva a far fronte alla domanda e così a volte era necessario importare direttamente questa primizia da Genova.
Tutto per la Serenissima aveva un significato e in questo caso anche in questa ricetta troviamo il riso, cereale diffuso come coltivazione nel basso veneto e simbolo di abbondanza, e i piselli, ricercata primizia di quel preciso momento dell’anno.

L’antica ricetta prevedeva che anche i bacelli, detti “teghe”, venissero utilizzati nell’acqua di cottura del brodo per la preparazione del risotto.
C’era anche il detto  “Ogni riso un biso”, per dare un’indicazione delle dosi necessarie alla buona riuscita della ricetta.
Il risultato finale doveva avere una consistenza né troppo densa né troppo liquida, a metà strada tra una minestra ed un risotto.
Io non sono una grande cuoca ma devo dire che questa ricetta mi viene bene perché l’ho vista fare fin da bambina da mia mamma. La faceva con i piselli dell’orto, freschissimi, e ne veniva fuori un riso … definirei … cremoso, una squisitezza.
In questo modo ricambio il mio amato, facendolo sentire importante come … il doge di Venezia.

P.S.  La mia ricetta di Risi e Bisi:
Sgrano i piselli e tengo qualche bacello da usare per fare il brodo vegetale. Faccio rosolare cipolla e sedano tritati con olio extravergine e un po’ d’acqua. Il sedano smorza il dolce dei piselli pertanto va aggiunto nella quantità desiderata. L’acqua nel soffritto, secondo me, rende la cipolla più digeribile. Poi aggiungo i piselli e il brodo e faccio andare i piselli fino ad arrivare ad un terzo di cottura. A questo punto unisco il riso e lascio andare a fuoco moderato sempre mescolando, aggiungendo brodo per mantenere la morbidezza. Porto a fine cottura il riso e faccio la mantecatura finale con una noce di burro prima di servire. Io non aggiungo prezzemolo come vorrebbe la tradizione perché ai miei ragazzi non piace. Buon Appetito e… fatemi sapere.

Cristina Bernardi

La mia rubrica si intitola “… appena torno a Venezia …” perché è difficile starle lontana!
Parlerò di tutto ciò che vedo, che scopro, che imparo sulla città, con semplicità, proprio come fosse la prima volta che ci vado, come fossi … una marziana attirata dal luccichio dello splendore di una stella nel cosmo … la Serenissima.

E se volete vengo da voi, per parlarne, per accompagnarvi, per raccontarvi …..
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Fonti: “Curiosità veneziane” Tassini, “La leggenda del bocolo” di Paolo Mameli, “A tola coi nostri veci” di Mariù Salvatori de Zuliani, http://mangiarebuono.it/risi-e-bisi-una-ricetta-veneta-per-il-25-aprile/, https://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/leggenda-del-b%C3%B2colo-festa-di-san-marco-a-venezia/

 

 

 

 

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