Mai come prima un “tiramisù” poteva essere più appropriato. Mercoledì 29 gennaio. 13 giorni fa. Data indimenticabile. Crepuscolo. Felice come un bimbo che scartoccia il regalo, preparo il tiramisù.
A Lei piace tanto. Regolo e misuro fantasia e inventiva per non stravolgere troppo le tante ricette in circolazione cercando di mantenere intatti alcuni principi fondamentali. Decido subito di non usare le uova. Non tanto per una bizzarria creativa, semplicemente avevo scordato di comprarle e le uniche due in frigo erano parcheggiate da un tempo troppo sospetto per poterle considerare freschissime …
IL TIRAMISÙ
COSA SERVE
Savoiardi, pasta sfoglia, zucchero a velo, panna montata, crema di marroni, formaggio cremoso, caffè solubile, caffè Nespresso (oppure da Moka tradizionale), liquore Baileys, cacao amaro.
COME FARE
Farlo è un piacere, mangiarlo una delizia, un godimento totale. Si dirà: ma è un tiramisù, what else? Va beh, provatelo così e sentirete nel palato spargere fiotti di voglie e desideri che solo i dolci sanno richiamare.
Per la pasta sfoglia io ho preso quella già pronta, tre fogli. Non avrei avuto il tempo per prepararla perché il procedimento, si saprà, è piuttosto laborioso. Bene. In un piatto fondo ho versato il caffè solubile con acqua caldissima, ho aggiunto cinque tazzine di caffè Nespresso, what else? (1 Arpeggio, 2 Kazaar e 2 Vanilio), ho unito il Baileys e ho lasciato riposare mulinando di tanto in tanto. Nel frattempo ho mescolato in una terrina il formaggio cremoso (io ho usato il Duo Philadelphia) insieme alla crema di marroni, ho aggiunto lo zucchero a velo e poi la panna montata mescolando con cura fino ad ottenere un composto morbido e cremoso. Ho unito un po’ di Baileys e rimescolato. In uno stampo ho formato uno strato con i savoiardi imbevuti di caffè, ho coperto con uno strato di crema e ho formato un secondo strato con i fogli di pasta sfoglia imbevuti e ricoperto con la crema. Ho dunque formato un altro strato con i savoiardi imbevuti, coperto con la crema, aggiunto abbondante cacao amaro. Ho lasciato riposare in frigo per qualche oretta.
Et voilà. La jolie demoiselle est arrivé et suivant me laissant seul. Sans goûter quoi que ce soit… rient de tout… elle était en colère comme une vipère! Così dopo aver riflettuto sulle paturnie della vita e su come avrebbe reagito Paul alle stramberie di Holly, ho levato il tiramisù dal frigo e ne ho mangiato un bel pezzo. Il resto è gioia.
COSA BERE
Frastornato e disorientato non mi sono lasciato certo sottomettere dagli stati d’animo e ho preso per il collo una bottiglia di Recioto, profumi di frutta passita e ciliegia sotto spirito, speciale vino dolce del Veneto. Il nome deriva dal termine dialettale “recia”, cioè orecchia, perché solo la parte più alta e meglio esposta del grappolo, quindi più pregiata, poteva accedere al processo di appassimento. Di solito le uve utilizzate sono Corvina Veronese, Corvinone e Rondinella e regalano un vino puro, discendente dal Retico e dall’Acinatico, dal colore regale e dal sapore speciale…”un liquido carnoso o una bevanda mangiabile“, come scriveva nel VI° secolo d.C. Cassiodoro al Canonivato Veneziando elogiando la bevanda antica. Per la cronaca io con il tiramisù ho degustato il Recioto dei Domini Veneti che Accordini con la sua maestria ed esperienza mi fece apprezzare.
Flavio Pedrotti Moser
La mia Rubrica è : ” Odissea nelle Spezie ” !
Siamo tutti diventati navigatori nello spazio culinario, alla ricerca di ricette per languori sempre più esigenti.Io ne ho provate di ricette, fusioni che molti cuochi non potrebbero immaginare, cibi e vini da convivio in fiamme al largo dei bastioni di Origano e ho visto microonde balenare nel buio vicino alle porte della cantina. Ecco dunque proporvi ricette trovate nelle sinuosità più oscure della esperienza enogastronomica…
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