“L’arroganza in chi ha dei meriti è ancora più offensiva dell’arroganza in persone senza meriti: perché già il merito offende”.
Lo pensava Nietzsche e pure io, adesso che va di moda sbraitare di tutelare e premiare meritocrazie non ben identificate che neanche gli ufo … sembra sostituita di botto quella quieta e sana inclinazione a conoscere e sapere le cose senza sbatterle in faccia a chi non ha magari avuto tempo per acuire.
Lo dico perché anche in cucina ormai gli chef stanno sbrodolando citazioni e meriti. Sbattono malcapitati interlocutori al muro se disgraziatamente interferiscono spensieratamente. Provate voi a dire ad uno chef emergente che la sua ricetta delude. Provate. Così da astuto cover chef spiattello una ricetta architettata per ridere. Buonissimissimissima.
RISO A CREPAPELLE
COSA SERVE
QUELLO CHE HO USATO IO: 2 tazze di riso arborio, 2 fette di cotechino, 2 di lingua di manzo salmistrata, un po’ di carne trita, 1 scalogno, 2 spicchi d’aglio (meglio se quello rosa di Lautrec o quello rosso di Sulmona), 1 uovo, pomodori pelati, mollica di pane alle noci, sale alle erbe, pepe nero, prezzemolo, semi di finocchio, 1 cucchiaino di curcuma, peperoncino, olio evo, aceto balsamico.
COME FARE
Ho cotto il cotechino e messo da parte. Idem per la lingua: l’ho lessata, lasciata raffreddare, tagliata a fette e messa da parte. Con la carne trita ho formato delle polpettine unendo sale, pepe alle erbe, prezzemolo, scalogno e aglio tritati, la mollica di pane alle noci sbriciolata e l’uovo amalgamando il tutto.
Poi ho riscaldato a fuoco lento la lingua salmistrata con il cotechino in un pentolino con pomidoro pelati, olio evo e peperoncino. Ho aggiunto i semi di finocchio e la curcuma. Quando hanno cominciato a sobbollire ho unito le polpettine e le ho lasciate cuocere piano piano.
Ho dunque cotto il riso, versato in una ciotola, condito con il sugo di lingua e cotechino passati al minipimer, quindi messo nel piatto e guarnito con le polpettine, prezzemolo e aceto balsamico.
Buono, che ce vo? Doveva essere una cenetta riservata, da gradire solitari come comete senza coinvolgere amici o anemici, tantomeno morose o fatine. Di solito è proprio in questi casi – quelli tanto cari a Murphy – che suonano alla porta visitor inattesi. Ospiti per caso. Infatti. Se ambasciator non porta pena, Nicoletta porta vino. E dolcetto. Dice che doveva essere una sorpresa. Bene. Mette il dolcetto in cucina e percepisce con l’olfatto in movenza kantiana deglutendo come assaporasse a priori la mia creatura …
COSA BERE
Nicoletta ha una busta impresentabile, bicolore e di stoffa. Va beh. Il contenuto però mi fa perdere l’orientamento … Barbaresco Crichët Pajé … 2002 … Dove diavolo l’hai preso, chiedo? Oh, in enoteca – dice – ho visto l’etichetta e mi è piaciuta. Vorrei chiederla in sposa ma non oso. Rischierei parolacce e risa a crepapelle. Che vino! Che abbinamento! Che intuito! Un profumo garbato di appena colto ma non comune, una vivacità scortata da note di barbe, background e boccioli appassiti; nel palato induce a trattenerlo per tributare la sua persuasione che pare sia la caratteristica essenziale nei vini di Roagna. Al primo sorso il boccone del risotto si perde in congerie. Una successione di profumi, essenze e sensazioni; una congerie di balsami nostrani, sensazioni di terra smossa, erba bagnata, elementi disorientanti. Non so se dare al vino un’accezione filosofica, come categoria sostanzialmente antiplatonica (Platone invitava a ricercare l’eterno e l’astratto al di sotto del mondo fantasmagorico della percezione) e far pace con quell’a priori kantiano di Nicoletta che aveva infervorato la serata.
Flavio Pedrotti Moser
La mia Rubrica è : ” Odissea nelle Spezie ” !
Siamo tutti diventati navigatori nello spazio culinario, alla ricerca di ricette per languori sempre più esigenti.Io ne ho provate di ricette, fusioni che molti cuochi non potrebbero immaginare, cibi e vini da convivio in fiamme al largo dei bastioni di Origano e ho visto microonde balenare nel buio vicino alle porte della cantina. Ecco dunque proporvi ricette trovate nelle sinuosità più oscure della esperienza enogastronomica….
Add Comment