Importante simbolo della Pasqua, oltre all’ uovo è la colomba da sempre simbolo di PACE.
La colomba pasquale si ricollega, infatti, all’episodio della Genesi in cui si parla del diluvio universale:alla fine del diluvio fu proprio la colomba infatti a tornare da Noè, portando nel becco un ramoscello d’ulivo a testimonianza dell’avvenuta riconciliazione fra Dio e il suo popolo il che segnava la fine del castigo divino e l’inizio di una nuova epoca per tutta l’umanità. Ecco perché la colomba che vola in un cielo azzurro, con l’ulivo nel becco è in tutto il mondo simbolo di pace e gioia.
LA LEGGENDA DI RE ALBOINO
Il dolce pasquale a forma di colomba, consumato al termine del pranzo di Pasqua, nasce come tradizione, verso la metà del VI secolo. La storia racconta che sceso in Italia con le sue truppe, Re Alboino sovrano dei Longobardi, dopo un terribile assedio durato tre anni, riuscì ad entrare ed occupare la città di Pavia il giorno della vigilia di Pasqua, nel 572. Alboino, prima di trafiggere gli abitanti con la spada e appiccare il fuoco alla città, ricevette dal popolo stesso di Pavia, molti regali, in segno di sottomissione.
Tra i regali vi erano dodici bellissime fanciulle, destinate ad allietare le notti del re e mentre egli, sovrano feroce, ma generoso al tempo stesso, stava decidendo sul destino della città, si presentò davanti a lui un vecchio artigiano con dei pani dolci. Il vecchio s’inchino solennemente davanti al trono, ubicato nel sagrato della basilica e rivolgendosi con rispetto all’invasore disse: “Sire, sono venuto a porgerti queste colombe, quale tributo di pace nel giorno di Pasqua”.
Il re assaggiò così i pani, che gli piacquero così tanto da indurlo a sentenziare: “Pace sia! Inoltre rispetterò sempre le colombe, simbolo della tua delizia.” Il dono fatto dal vecchio pasticcere altro non era che un’astuta idea per salvare la città e i suoi abitanti.
Quando Alboino interrogò le giovani ragazze chiedendo loro il nome, tutte risposero di chiamarsi Colomba. Egli capì il sottile inganno, ma decise comunque di rispettare la promessa fatta e non solo risparmiò la città ed i suoi abitanti, ma accantonò la sua bramosia sessuale e rispettò anche le giovinette a lui donate.
LA LEGGENDA DI BARBAROSSA
Secondo alcuni invece la creazione del dolce pasquale a forma di colomba è legata ad un’altra leggenda, che risale al tempo della Battaglia di Legnano (1176) quando i Comuni Lombardi sconfissero l’invasore Federico Barbarossa. Si dice, infatti, che, proprio durante la battaglia, tre colombe bianche si fossero posate sopra le insegne lombarde e il condottiero Carroccio ritenne che proprio i tre volatili portarono fortuna al suo esercito, per questo motivo fece creare in loro omaggio un dolce a forma di colomba.
LA NASCITA DELLA COLOMBA COME DOLCE INDUSTRIALE
In realtà la colomba come la conosciamo oggi (prodotto industriale di massa) è una tradizione nata da esigenze industriali, più che da tradizioni legate al territorio come la torta Pasqualina o le sfrappole.
Nei primi del Novecento l’azienda milanese Motta decide di confezionare un prodotto simile al panettone, ma con un aspetto decisamente legato alla Pasqua. Nasce la colomba, un dolce con un impasto simile a quello del panettone, ma che si arricchisce di una copertura di amaretto. Non a caso nel 1930 la Motta commissiona ad un artista specializzato in manifesti pubblicitari, Cassandre, un affiche sulla colomba con questo slogan “Colomba pasquale Motta, il dolce che sa di primavera”. La forma a colomba del dolce è, infatti, una scelta dettata non solo dalla simbologia, ma anche dalla stagione, la primavera.
Da allora sono sfornate colombe pasquali in moltissime varianti: ricoperte di cioccolato e granella di zucchero, farcite di crema all’arancio, alla nocciola, ai frutti di bosco, al cioccolato ecc…
UNA PREPARAZIONE LUNGA PER ESALTARE IL GUSTO
La colomba pasquale occupa ormai un posto di tutto rispetto nella gastronomia italiana ed oggi rappresenta una produzione di eccellenza delle pasticcerie artigianali. Dolce delicato, deve essere soffice, fragrante all’esterno e umida all’interno e deve essere lievitata naturalmente per una notte intera. La mattina dopo viene fatto un secondo impasto a cui si uniscono farina, zucchero, uova cubetti di arancia candita. Dopo una mezz’ora di riposo l’impasto viene porzionato nelle diverse pezzature; dopo quattro ore di ulteriore lievitazione si ricoprono con pasta di mandorle, zucchero e amaretto. Dopo la cottura riposano almeno 7 ore e vengono, poi, confezionate.
Storia, leggende e gusto … ecco com’è nato questo buonissimo dolce che allieta le nostre tavole ogni anno durante la Pasqua!
Di Giorgia Zatta
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