Bei tempi quando i sindaci venivano scelti dalle segreterie di partito.\r\n\r\n\r\n
Bastava una telefonata da Roma è tutto veniva stravolto. Mi raccontò Mario Rigo, indimenticato sindaco dal 1975 al 1985 che la sua candidatura fu un caso. Chiamato nella notte all’ultimo momento, ovviamente da Roma. Si doveva dare una svolta a Venezia dopo diversi sindaci Dc. Roma decise che la poltrona andava ad un socialista in una giunta di sinistra. Il candidato designato era il prof. Giuseppe Mazzariol, famoso docente di storia dell’arte, amico personale di Le Courbusier. Tutto fatto, al potente Pci andava il vicesindaco (Gianni Pellicani) e metà giunta negli assessorati chiave. Nella confusione capitale a Roma si erano dimenticati di avvisare ufficialmente il diretto interessato. Il professor Mazzariol, infatti rifiutò, preferiva la compagnia dei suoi studenti alla politica. Mario Rigo, allora vicepresidente della Provincia, venne buttato giù dal letto all’ultimo giorno utile. Nella sonnolenza accettò. Il sindaco Laroni venne deciso dal potente ministro Gianni De Michelis, Ugo Bergamo, Dc, dal segretario Ciriaco De Mita, Antonio Casellati dal “doge” Bruno Visentini. E via via fino all’ultimo Giorgio Orsoni, deciso a tavolino tra il filosofo Cacciari e il patriarca Scola. Solo con un cattolico il nuovo Pd si garantiva la copertura al centro. Mal di pancia dei vecchi comunisti, ma la cosa andò e Orsoni fu sindaco. Con le primarie a sinistra tutto è complicato. Il senatore Felice Casson, guarda a sinistra (Verdi, Sel, No Global) ma ha bisogno dei voti Pd, il primo partito della città. Il neofita (nel senso politico) Nicola Pellicani, un giovane esordiente di 53 anni, conta dell’appoggio dei vecchi apparati Pci-Ds-Pd. È giornalista e ha il vantaggio di essere mestrino doc. L’avvocato Jacopo Molina, già consigliere comunale rompiscatole del Pd, é un renziano della prima ora. Sarà una bella lotta alla primarie e c’è da sperare che le furbate di Napoli e Genova siano solo un vecchio ricordo. Io rammento, come testimone alle primarie del nuovo Pd nel 2007, pullman organizzati di bangla e cinesi, istruiti per bene su come votare. Peccato che non sapessero il significato di primarie, qualcuno era analfabeta, e mi successe che qualche elettore straniero cercasse nel segreto del seggio la foto di Bossi “perché così gli aveva suggerito il suo paron”. Qualcuno benevolmente forniva un aiutino. A questo punto il centro destra aspetta l’esito delle primarie del 15 marzo. Casson ha l’handicap di essere un famoso magistrato. L’odore di inchieste giudiziarie non si elimina facilmente. Pellicani, conta della benedizione del filosofo tronista Cacciari. Fa tanto démodé. Molina sembra un Robin Hood schiacciato dalla grande foresta della vecchia politica. Dunque il centro destra che non governa la città da decenni sta alla finestra. La Lega veneziana vive uno splendido isolamento modello impero inglese dell’800. Non vuol fare alleanze con nessuno. Brunetta, desaparicido veneziano, non ha lasciato eredi in Forza Italia, dove i sondaggi locali sono pessimi. Malgara, nonostante sforzi e mezzi, sembra un Carneade a Venezia, l’ex presidente della defunta provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto, pare l’unica candidabile. Renato Boraso , il più votato nelle Amministrative del 2010, difficilmente può risalire la china partendo da Favaro Veneto, ma in politica tutto è possibile. Un politico veneziano di stanza a Roma mi ha detto. È tutto un casino. Se la Regione Veneto passa alla sinistra e Venezia alla destra non sarei stupito. Ora le certezze. Chiunque sarà sindaco si troverà nell’ufficio in Canal Grande l’eredità pesante di un commissario che qualche rospo da digerire lascerà in eredità, oltre alle casse desolatamente vuote, al rebus della città metropolitana, agli immobili da svendere, allo stipendio da garantire ai dipendenti, alle rogne del dopo Mose, ai black out dei tram, al caos in Canalazzo, alle grandi navi nei piccoli canali, alla desolazione di Porto Marghera.
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Chiunque sarà il prossimo sindaco, posso assicurare e scommettere sul suo primo pensiero dopo il brindisi a Ca’ Farsetti: chi me l’ha fatto fare!\r\n\r\ndi Maurzio Crovato\r\n\r\n
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