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L’impatto delle immagini è cruento. Un impatto in sequenza diretta, girato con il telefonino e come base audio le urla della zia e quelle di un bambino conteso di dieci anni.
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Un pugno allo stomaco che tutti i telegiornali nazionali hanno diffuso più o meno in modo corretto. In un celebre convegno a Treviso era stato stabilito che i minori non devono mai essere oggetto di cronaca. È la cosiddetta Carta di Treviso del 1990. Un principio tanto dibattuto quanto disatteso.
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Il fatto. Un bambino di una cittadina veneta di quinta elementare è da anni conteso dai genitori separati: lei farmacista, lui avvocato. I tempi della giustizia, anche quella dei minori, è lenta. La corte d’appello di Venezia decide che il minore dopo indagini, assistenti sociali, psicologi, aule di giustizia, sia affidato definitivamente al padre. In Italia una percentuale di casi abbastanza ridotta. Non sappiamo e forse non lo sapremo mai precisamente perché la corte d’appello di Venezia abbia deciso cosi dopo tanti anni di convivenza con la madre e con l’ambiente materno. Di certo è che il bambino, senza traumi apparenti, frequenta con profitto, la scuola elementare.
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Tre sono le possibilità: la madre è pericolosa, la madre conduce una vita dissoluta ed è quindi inaffidabile, la madre non ha le possibilità materiali evidenti di mantenerlo.Noi non possiamo entrare nel merito che spetta solo al giudice dei minori. L’unica parte che può essere presa non è né paterna, né materna, ma solo e unicamente quella del bimbo, unico soggetto totale, ripeto totale d diritti e non di doveri.
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Primo errore: la scuola come scenografia di cronaca e di vicenda violenta. Non é assolutamente accettabile. La scuola è formazione ed educazione. Punto e basta.
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Secondo errore. La polizia. Sembra uscita dai racconti di Collodi e di Pinocchio con i gendarmi. Non é possibile coinvolgerla in fatti cosi delicati. Ci vuole preparazione e un bambino non é un mafioso o un delinquente patentato.
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Terzo errore: l’uso dei media. Giornali e televisioni rendono un bambino totalmente innocente, ignaro e indifeso, un protagonista. Oggetto di una cronaca molto più grande e violenta dei suoi dieci anni. Faccio un esempio banale. Anche se il piccolo a dieci anni avesse ammazzato i genitori, i nonni materni e paterni, i fratelli, il cane e il gatto di casa, non può essere oggetto di cronaca giornalistica. Non può. É un dato non negoziabile con qualsiasi intesse mediatico.
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Ultima considerazione, triste. I genitori sono acculturati, laureati. Ovvero escono da un ambiente non presumibilmente degradato. Cosa spinge la loro cultura del nulla a distruggere una creatura se non l’egoismo personale?
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Re Salomone davanti al figlio conteso decide una soluzione drastica. La soppressione dell’ingombro come senso estremo della giustizia. I due genitori veneti ci sono gia riusciti.
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Maurizio Crovato
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