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Scoprire Venezia

Suoli & Soldi

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 \r\n\r\nCome per l’ingresso delle grandi navi a Venezia si bisticcia per i soldi che entrano.\r\n\r\n\r\n\r\nLe soluzioni  appaiono impossibili, invece basterebbe disciplinare il traffico o fare uno studio serio sulle  conseguenze che le onde “mute” ovvero onde di dislocamento arrecano ai fondali e di conseguenza alla città. Invece niente, solo bla-bla. Uno studio fatto da partigiani dilettanti sosteneva i picchi di inquinamento causato alle grandi navi a gennaio e febbraio sull’area Giudecca Saccafisola. I fumi inquinavano l’aria. Ma gennaio e febbraio erano i due unici mesi con le grandi navi assenti. Battaglia ecologica e quindi ideologica a fronte di tre milioni di turisti che portano soldi. Ora le società delle navi da crociera sono disposte a pagare una tassa. Una tassa di rimborso. L’idea di scavare l’antico canale di Caotorta per rendere raggiungibile la Marittima direttamente dal porto di Malamocco mi sembra pura follia. Mi sembra l’operazione canale dei Petroli bis. Quella che portò nel 1966 (la data non è solo simbolica…) il mare in laguna e l’appiattimento delle barene. La distruzione del patrimonio floro-faunistico. Con i fondali a 15 metri all’interno di un sistema delicato tutto si livella. Mentre si discute e si bisticcia il porto di Civitavecchia ha raggiunto i primo posto in Italia per questo tipo di turismo.\r\nCivitavecchia è a 50 chilometri da Roma. Tre milioni di turisti sono soldi questo è il dato di partenza per affrontare qualsiasi studio. Venezia si fa male da sola anche con i plateatici. Sembra una brutta parola, invece si tratta di un termine antico per definire il pagamento per l’occupazione di suolo pubblico. Se devo restaurare la casa e necessito dello spazio per depositare gli attrezzi, pago un tassa temporanea. Tanti metri quadrati tanti soldi. Semplice no? La cosa si complica per la concessione di plateatici per bar ed esercizi pubblici. L’amministrazione comunale non sa esattamente il numero delle concessioni permanenti o temporanee. Sembrano circa 2 mila. In tempi digitali e 2.0 sembra una cosa da ragazzi avere una schermata sulla pianta di Venezia che lo scrittore Tiziano Scarpa definisce un pesce. Basta cliccare e voilá: appaiono posti, metri quadrati e pagamenti. Vigili urbani con l’I-Pad a stabilire chi paga la multa e chi fa il furbetto. E invece no, la città levantina preferisce la confusione. Chi ci guadagna? I fisarmonici per esempio. Chi sono i fisarmonici? Gli specialistici dell’operazione fisarmonica. Abili suonatori oggi a Venezia sono i cinesi. Il plateatico è di sei metri di lunghezza e due di larghezza? La fisarmonica arriva fino a dodici per tre di larghezza. Di solito alle otto di sera l’ora della cena, l’ora del guadagno. Se volete togliervi lo sfizio andate alla riva del Vin, plateatico vicino allo stazio dei gondolieri. La fisarmonica suona tutti i giorni. I plateatici invadono il centro storico? Polemiche a non finire sulla mancanza del decoro, come se anche a Parigi, Montparnasse, non fosse invasa dai bar, sulle difficoltà di passaggio nelle calli e nei campi di maggior flusso turistico. Nel 2008, ovvero 4 anni fa, l’assessore Giuseppe Bortolussi, delega al Commercio, propone i “pianini”. Ovvero l’uovo di Colombo di un censimento capillare e di un criterio base d’accordo con le Soprintendenze. Risultato: si sta ancora discutendo in questo Levante di chiacchiere su chi si e chi no. Sulle revoche e sui permessi temporanei. Risultato: a levante vincono sempre i furbetti. Furbetti con la fisarmonica.\r\n\r\n \r\n

di Maurizio Crovato  

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